Multiversalmente
Finalmente uno spazio con i miei consigli e "sconsigli" di lettura. Il blog vuole essere uno spazio dove polemizzare, giudicare e condividere i libri, i temi e i fatti del nostro piccolo multiverso. e allora... Follow me!
lunedì 21 febbraio 2011
Il gelato estemporaneo e altre invenzioni della cucina molecolare Italiana
Edito da Sperling & Kupfer, questo libro di "non solo ricette" è stato scritto da Davide Cassi ed Ettore Bocchia, si, è un libro di ricette, ma non si occupa delle solite ricette, e non solo di quelle.
Questo libro si occupa principalmente di spiegare le reazioni chimiche che avvengono nella nostra cucina, e ci insegna a vedere la cucina molecolare sotto un nuovo punto di vista.
In questi mesi, grazie ad Adrià, siamo stati bombardati dai telegiornali con notizie sulla cucina molecolare, reportage dettagliati di quanto possa essere nociva, chimica, piena di addittivi, così poco naturale e quindi poco salutare, non ho niente da dire contro Adrià, è un gran genio, ma anche i geni commettono errori, purtroppo, ma...
C'è un ma, ed è un bel ma, perchè la cucina molecolare non è sempre sinonimo di addittivo, e pensandoci bene, ciò che ultimamente in tv hanno descritto come addittivo ( e quindi sinonimo di poco salutare) ce lo ritroviamo in dadi, merendini e biscotti, quando si parla di cucina molecolare è più facile che come addensante si usi la lecitina e non la fecola, e per ottenere delle gelatina si usano gli amidi, queste, sono sostanze che si usano molto più spesso di glutammato ecc ecc ...
Ed è bene specificare che la cucina molecolare è una scienza, e non è la scienza ad essere cattiva, è l'uso che ne facciamo che può renderla tale...
In questo libro viene sapientemente spiegato l'uso di addittivi naturali, che si trovano comunemente in commercio, non nocivi alla salute, come la lecitina di soia, o il fruttosio...
In che modo la lecitina può sostituire l'olio?
Perche la nuova meringa Italiana si taglia con il coltello come se fosse una panna cotta?
E come è possibile ottenere una maionese senza olio?
A queste domande ci rispondono in questo libro Ettore Bocchia ed il Professor Cassi, spiegandoci che esiste una cucina molecolare "Italiana" salutare e naturale!!!
La cucina molecolare porta innovazione tra i cibi della tradizione, mantenendo i sapori unici di una volta ma cercando di migliorarne la struttura, e così si avverano i sogni di sempre, salse senza olio e quindi grassi ridotti al minimo, fritture fritte senza olio, che non ungono, si conservano e rimangono leggere, tutto molto semplice da preparare ( e posso dirvelo con certezza dato che sto tenendo una rubrica di cucina molecolare), ingredienti facili da reperire (a parte l'azoto).
Stiamo parlando di una cucina innovativa che permette ai celiaci di creare ottime tagliatelle con farine che fino a ieri non erano impastabili, stiamo parlando di un'importante evoluzione in ambito culinario, e sono sicura che leggendo questo libro ve ne accorgerete!!
venerdì 27 agosto 2010
Mastering the Art of French Cooking
Mastering the Art of French Cooking si divide in 2 volumi, belli, molto belli, non ci sono critiche da muovere nei confronti di questi 2 volumi di cucina, il lavoro dalle francesi Simone Beck e Louisette Bertholle è stato certosino, 10 anni di duro lavoro per arrivare ad ottenere un perfetto libro di ricette.
Nel 2009 la regista e produttrice cinematografica Nora Ephon lancia sul grande schermo "Julie & Julia" basato sul romanzo di Julie Powell (Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen).
Julie, semplice ragazza senza particolari interessi si mise in testa di rifare tutte le ricette di Julia Child in un anno, ed usò un blog per questo suo piccolo esperimento, che la portò alla notorietà, scrisse poi il romanzo la cui storia fu presa da Nora Epron e trasformata in un film, e quindi mi chiedo, ancora niente libro in Italiano in vista?
A parte questa mia piccola e doverosa polemica, il libro è davvero meraviglioso, e potete fidarvi, io di libri di cucina ne ho letti davvero tanti!
Con un'pò di pazienza, una volta capito che "tbs" corrisponde a "tablespoon" ed un tbs di burro sono 15 gr potete star certi che questo libro non vi deluderà mai, e forse non sarà amore a prima vista come lo è stato per me che sono una grande appassionata, ma vi innamorerete di questo libro che di certo non può mancare nelle cucine di chi vuol creare magnifici piatti Francesi, e vi consiglio vivamente di provare la bourguignon, non riuscirete più a farne a meno!!
Se vi piacerebbe provare le ricette di Mastering the Art of French Cooking ma non avete ne tempo ne voglia di mettervi li a tradurre e trasformare tutto in grammi potete sempre sperare che i food blogger di nuova generazione si mettano a fare questo lavoro per voi, io lo sto gia facendo...
Alla prossima mie cari lettori, e, questa volta è il caso di dirlo : Bon Appétit !
Senza ombra di dubbio è stata la mano di Julia Child, a portare al successo questo libro che non può definirsi solo un semplice ricettario.
Tuttavia ci sono dei piccolissimi appunti da fare...
Il prezzo è molto alto, ed il testo si trova solo in Inglese, per carità, niente da ridire, consigli e metodi culinari sono spiegati sempre in modo semplice, dettagliato e pulito, il libro era stato studiato per insegnare alle donne Americane "prive di servitù" la raffinatissima cucina Francese, i termini culinari elementari per ogni chef ma sconosciuti ai più che si avvicinavano alla cucina sono spiegati magistralmente, così come le tecniche di taglio.
Ogni ricetta riesce bene, sempre.
Ogni vostro ospite si alzerà sempre soddisfatto da tavola dopo una cena in cui le ricette di Julia Child saranno state protagoniste, e non c'è bisogno di essere dei grandi esperti, anche delle semplicissime cipolline brasate con la maestria di Julia si trasformano in una sinfonia di sapori...
Dove sta quindi la pecca?
Noi Italiani siamo abituati alle cose semplici, comprare Mastering the Art of French Cooking in Inglese e cercare di cucinare le sue splendide ricette non è affatto una cosa semplice: gli ingredienti non sono scritti tutti insieme sopra la ricetta, sono bensì ben disposti in una colonnina a lato, scritti in un ordine preciso, quello di svolgimento della ricetta.
Basterebbe quindi sapere un'pò di Inglese per avventurarsi in cucina con questo libro sotto braccio?
No,assolutamente no, pesi e misure sono espresse con il metodo Americano,troviamo quindi "tb" "tbs" "cups" indecifrabili per quasi ogni Italiano.
Basterebbe una veloce ricerca su internet, ma non sarebbe più semplice se qualche casa editrice si prendesse la briga di stamparlo in Italiano?
Julia Child vanta tuttoggi una serie interminabile di "seguaci" ed ammiratori, disposti, come me, ad avere il libro in Inglese nonostante il gran lavoro di trasformare in grammi tutte quelle misure...
Julia Child diceva sempre che chiunque può cucinare ottimi piatti Francesi, il fatto di non avere a disposizione una versione Italiana contraddice un'pò questa frase, ed io non riesco ancora a capire come mai uno dei testi culinari più influenti pubblicati negli Stati Uniti, e certamente uno dei più famosi al mondo non sia a disposizione nelle nostre librerie...Nel 2009 la regista e produttrice cinematografica Nora Ephon lancia sul grande schermo "Julie & Julia" basato sul romanzo di Julie Powell (Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen).
Julie, semplice ragazza senza particolari interessi si mise in testa di rifare tutte le ricette di Julia Child in un anno, ed usò un blog per questo suo piccolo esperimento, che la portò alla notorietà, scrisse poi il romanzo la cui storia fu presa da Nora Epron e trasformata in un film, e quindi mi chiedo, ancora niente libro in Italiano in vista?
A parte questa mia piccola e doverosa polemica, il libro è davvero meraviglioso, e potete fidarvi, io di libri di cucina ne ho letti davvero tanti!
Con un'pò di pazienza, una volta capito che "tbs" corrisponde a "tablespoon" ed un tbs di burro sono 15 gr potete star certi che questo libro non vi deluderà mai, e forse non sarà amore a prima vista come lo è stato per me che sono una grande appassionata, ma vi innamorerete di questo libro che di certo non può mancare nelle cucine di chi vuol creare magnifici piatti Francesi, e vi consiglio vivamente di provare la bourguignon, non riuscirete più a farne a meno!!
Se vi piacerebbe provare le ricette di Mastering the Art of French Cooking ma non avete ne tempo ne voglia di mettervi li a tradurre e trasformare tutto in grammi potete sempre sperare che i food blogger di nuova generazione si mettano a fare questo lavoro per voi, io lo sto gia facendo...
Alla prossima mie cari lettori, e, questa volta è il caso di dirlo : Bon Appétit !
sabato 21 agosto 2010
La principessa indiana di Indu Sundaresan
La principessa indiana è un libro che probabilmente non avrei mai letto. Infatti non l'ho comprato io, l'ha comprato mia sorella, sempre in aeroporto mentre io compravo La quarta verità.
Non l'avrei mai comprato perchè è molto costoso (circa 20 euro), è di media lunghezza (370 pagine circa), non è il mio genere e dalla trama sembrava un po' una c*****a.
Vi riporto parte della terza di copertina per farvi capire:
"[...] Perché per Jahanara una minaccia ben più imprevedibile e potente si annida tra lo scintillio dorato dell’harem e i profumati giardini di palazzo: l’amore, il desiderio bruciante per un uomo giudicato non adatto al suo rango… Così, mentre lo splendore immacolato del Taj Mahal rischiara le notti indiane, la principessa è costretta a prendere la decisione più difficile e dolorosa della sua giovane esistenza: impedire alla tempesta che le agita il cuore di trascinarla alla deriva. [...]"
La trama sembra quella di un Harmony scadente, ma nonostante le apparenze La principessa Indiana non è assolutamente un romanzetto rosa. A mio avviso, misteriosamente e incomprensibilmente, la casa editrice Sperling & Kupfer aveva in mente questa distorta immagine romantica e sentimentalistica del libro fin dal momento della scelta della traduzione del titolo. Il titolo originale Shadow Princess, traducibile eventualmente come "La principessa nell'ombra" se non "Principessa Ombra" (che fa troppo PD), premette esattamente quello che sarà il ruolo della protagonista della storia. Smetto subito di polemizzare e passo alla trama.
Siamo nell'India del XVII sec (guarda le coincidenze, sempre nel '600 ma dall'altra parte del mondo rispetto a La quarta verità), più precisamente la storia inizia nel 1631 anno della morte della giovane imperatrice Mumtaz Mahal, madre di quello che diventerà l'ultimo imperatore Moghul. Ma procediamo con ordine.
L'imperatore Shah Jahan cade nella disperazione dopo la morte della sua amata moglie. L'intero impero rischia di crollare, perchè il suo capo, sprofondato nel lutto, si disinteressa completamente agli affari di stato.
E' la primogenita e preferita tra gli eredi al trono, la principessa Jahanara, a dare conforto al padre e a riprende le redini del governo. Un solo pensiero riesce a ridare forza all'imperatore: un progetto grandioso, un gesto d'amore per la sua amata ormai scomparsa, un monumento senza eguali.
Nel libro, la storia della principessa è scandita e intrecciata da un'altra storia, la croncaca della costruzione della "Tomba Luminosa", il simbolo dell'amore eterno dell'imperatore per Mumtaz Mahal: il Taj Mahal.
Mentre i principi e le principesse crescono, Jahanara, la più grande, prende sempre maggior potere, grazie alla sua intelligenza, alla determinazione e sopratutto all'amore del padre. La principessa diventa a soli diciasette anni la donna più potente dell'harem dell'imperatore. Ma tutto il suo potere, Jahanara, lo usa nell'ombra, perchè è una donna e come tale non può partecipare a nessuna attività pubblica. Ma sono le sue parole, i consigli e le mille attenzioni, compiute dietro le quinte, a modificare il corso della storia.
Tra gelosie, intrighi, storia e cronaca ne La principessa indiana passano ben 22 anni di storia Moghul.
La Sundaresan ci accompagna per mano tra i magnifici palazzi, i rigogliosi giardini, gli immortali paesaggi e non smette mai di indicarci ogni piccolo particolare di quest'epoca incantata: dai mille diamanti sui veli delle principesse al sudore dei cavalieri che giocano a polo.
Un libro sicuramente energico, ma non d'azione. Una protagonista forte e fiera, ma non completamente positiva. Una storia affascinante e coinvolgente, ma anche molto triste. Sicuramente un libro diverso rispetto ai canoni dei bestsellers americani, ma proprio per questo in grado di stupire, con il suo stile e il suo ritmo, il lettore occidentale.
Un breve commento sulla figura della principessa:
Ovviamente Jahanara non è l'eroina romantica che volevano rifilarci quelli della Sperling & Kupfer.
Personalmente non credo sia giusto dire che Jahanara rinunciò all'amore, la nostra protagonista avrà più di un amante, si innamorerà e dal suo amore per un amir di corte nascerà un figlio.
La principessa rinunciò a sposarsi, rinunciò ad avere una vita normale per il suo tempo. Ma non lo fece (solo?) per il bene dell'impero o per suo padre, penso che lo fece per se stessa, per il piacere che provava nell'avere il potere nelle sue mani, anche se nell'ombra.
Non mi addentro nei particolari per evitare di togliervi il piacere del conoscere personalmente questa donna un po' controversa.
RICAPITOLANDO
A chi lo sconsiglio:
A chi ama l'azione, è troppo lento. A chi cerca una storia romantica, lasciate perdere.
Non penso sia un libro da uomini, credo che non lo capireste completamente.
A chi lo consiglio:
A chi vuole conoscere la storia della dinastia Moghul, la storia è del XVII secolo, ma ci sono molti riferimenti anche alla nascita e ai primi decenni della dinastia. A chi è piaciuto La maga delle spezie, il ritmo è molto simile. A chi ama l'India, non potete perdervi la storia del Taj Mahal!
Se non rientrate nelle categorie sopra indicate, ma il mio commento vi ha comunque interessato, che dire, provatelo! Io non rientro in nessuna delle categorie ma sono contenta di averlo letto, è un bel libro, è scritto bene, scorre velocemente. E' un romanzo storico, con personaggi realmente esistiti, ambientato in una realtà completamente aliena alla nostra e di cui sappiamo sicuramente poco. Leggerlo non può fare altro che bene.
F
Per altre informazioni
Sito web dell'autrice : www.indusundaresan.com
COMMENTATE PER FAVORE! PARLIAMONE!
Non l'avrei mai comprato perchè è molto costoso (circa 20 euro), è di media lunghezza (370 pagine circa), non è il mio genere e dalla trama sembrava un po' una c*****a.
Vi riporto parte della terza di copertina per farvi capire:
"[...] Perché per Jahanara una minaccia ben più imprevedibile e potente si annida tra lo scintillio dorato dell’harem e i profumati giardini di palazzo: l’amore, il desiderio bruciante per un uomo giudicato non adatto al suo rango… Così, mentre lo splendore immacolato del Taj Mahal rischiara le notti indiane, la principessa è costretta a prendere la decisione più difficile e dolorosa della sua giovane esistenza: impedire alla tempesta che le agita il cuore di trascinarla alla deriva. [...]"
La trama sembra quella di un Harmony scadente, ma nonostante le apparenze La principessa Indiana non è assolutamente un romanzetto rosa. A mio avviso, misteriosamente e incomprensibilmente, la casa editrice Sperling & Kupfer aveva in mente questa distorta immagine romantica e sentimentalistica del libro fin dal momento della scelta della traduzione del titolo. Il titolo originale Shadow Princess, traducibile eventualmente come "La principessa nell'ombra" se non "Principessa Ombra" (che fa troppo PD), premette esattamente quello che sarà il ruolo della protagonista della storia. Smetto subito di polemizzare e passo alla trama.
Siamo nell'India del XVII sec (guarda le coincidenze, sempre nel '600 ma dall'altra parte del mondo rispetto a La quarta verità), più precisamente la storia inizia nel 1631 anno della morte della giovane imperatrice Mumtaz Mahal, madre di quello che diventerà l'ultimo imperatore Moghul. Ma procediamo con ordine.
L'imperatore Shah Jahan cade nella disperazione dopo la morte della sua amata moglie. L'intero impero rischia di crollare, perchè il suo capo, sprofondato nel lutto, si disinteressa completamente agli affari di stato.
E' la primogenita e preferita tra gli eredi al trono, la principessa Jahanara, a dare conforto al padre e a riprende le redini del governo. Un solo pensiero riesce a ridare forza all'imperatore: un progetto grandioso, un gesto d'amore per la sua amata ormai scomparsa, un monumento senza eguali.
Nel libro, la storia della principessa è scandita e intrecciata da un'altra storia, la croncaca della costruzione della "Tomba Luminosa", il simbolo dell'amore eterno dell'imperatore per Mumtaz Mahal: il Taj Mahal.
Mentre i principi e le principesse crescono, Jahanara, la più grande, prende sempre maggior potere, grazie alla sua intelligenza, alla determinazione e sopratutto all'amore del padre. La principessa diventa a soli diciasette anni la donna più potente dell'harem dell'imperatore. Ma tutto il suo potere, Jahanara, lo usa nell'ombra, perchè è una donna e come tale non può partecipare a nessuna attività pubblica. Ma sono le sue parole, i consigli e le mille attenzioni, compiute dietro le quinte, a modificare il corso della storia.
Tra gelosie, intrighi, storia e cronaca ne La principessa indiana passano ben 22 anni di storia Moghul.
La Sundaresan ci accompagna per mano tra i magnifici palazzi, i rigogliosi giardini, gli immortali paesaggi e non smette mai di indicarci ogni piccolo particolare di quest'epoca incantata: dai mille diamanti sui veli delle principesse al sudore dei cavalieri che giocano a polo.
Un libro sicuramente energico, ma non d'azione. Una protagonista forte e fiera, ma non completamente positiva. Una storia affascinante e coinvolgente, ma anche molto triste. Sicuramente un libro diverso rispetto ai canoni dei bestsellers americani, ma proprio per questo in grado di stupire, con il suo stile e il suo ritmo, il lettore occidentale.
Un breve commento sulla figura della principessa:
Ovviamente Jahanara non è l'eroina romantica che volevano rifilarci quelli della Sperling & Kupfer.
Personalmente non credo sia giusto dire che Jahanara rinunciò all'amore, la nostra protagonista avrà più di un amante, si innamorerà e dal suo amore per un amir di corte nascerà un figlio.
La principessa rinunciò a sposarsi, rinunciò ad avere una vita normale per il suo tempo. Ma non lo fece (solo?) per il bene dell'impero o per suo padre, penso che lo fece per se stessa, per il piacere che provava nell'avere il potere nelle sue mani, anche se nell'ombra.
Non mi addentro nei particolari per evitare di togliervi il piacere del conoscere personalmente questa donna un po' controversa.
RICAPITOLANDO
A chi lo sconsiglio:
A chi ama l'azione, è troppo lento. A chi cerca una storia romantica, lasciate perdere.
Non penso sia un libro da uomini, credo che non lo capireste completamente.
A chi lo consiglio:
A chi vuole conoscere la storia della dinastia Moghul, la storia è del XVII secolo, ma ci sono molti riferimenti anche alla nascita e ai primi decenni della dinastia. A chi è piaciuto La maga delle spezie, il ritmo è molto simile. A chi ama l'India, non potete perdervi la storia del Taj Mahal!
Se non rientrate nelle categorie sopra indicate, ma il mio commento vi ha comunque interessato, che dire, provatelo! Io non rientro in nessuna delle categorie ma sono contenta di averlo letto, è un bel libro, è scritto bene, scorre velocemente. E' un romanzo storico, con personaggi realmente esistiti, ambientato in una realtà completamente aliena alla nostra e di cui sappiamo sicuramente poco. Leggerlo non può fare altro che bene.
F
Per altre informazioni
Sito web dell'autrice : www.indusundaresan.com
COMMENTATE PER FAVORE! PARLIAMONE!
venerdì 20 agosto 2010
La quarta verità di Iain Pears.
La quarta verità è un libro assolutamente imperdibile.
E io me lo stavo per perdere! L'incontro fortunato con Pears è stato, infatti, puramente casuale. Il pomeriggio prima di partire per le vacanze ho dato il mio ultimo esame e prima di tornare a casa sono passata dalla Feltrinelli per comprare Io sono un gatto, un po' per festeggiare il superamento dell'esame e un po' in vista delle giornate di ozio che mi aspettavano. Ma il fato ha voluto che il libro di Soseki fosse esaurito.
All'aeroporto mi sono quindi imbattuta in questo librone che per prima cosa mi ha affascinata per il suo rapporto pagine/prezzo. Perchè visti i chili di carta che divoro al giorno devo stare attenta anche a questo tipo di rapporto economico! 764 pagine a circa 8 euro mi hanno immediatamente conquistato. Ovviamente esagero... lo sanno tutti che le dimensioni non contano... ehmm, ah si la trama!
La quarta verità è un giallo storico. Nel 1663 al New College di Oxford, il docente ed ecclesiastico Robert Grove viene assassinato. Viene incolpata una giovane serva, bella e già considerata dalla comunità una strega, che dopo un rapido processo viene impiccata e arsa sul rogo. E qui potrebbe finire il romanzo.
Invece no, le vicende legate all'omicidio sono raccontate ben quattro volte da quattro diversi personaggi. Sono quattro verità, ognuna smentisce l' altra e nello stesso tempo aiuta a dissolvere la nebbia che aleggia su Oxford. Personalmente credo che in realtà esista una "Quinta Verità", che corrisponde alla ricostruzione che alla fine il lettore elabora indipendentemente, ma non voglio anticiparvi nulla.
Siamo nell'Inghilterra della seconda metà del XVII secolo un momento di grande fermento politico, scientifico, filosofico e religioso. In secondo piano emergono personaggi storici reali: il fisico Robert Boyle, il filosofo John Locke, l'architetto Christophen Wren, il medico Richard Lower e tanti altri.
Il modo di descrivere contesto e ambientazione rendono realistico e affascinante il romanzo. L'autore riesce a rendere la sensazione di oscurità e pesantezza di una nazione martoriata dalla guerra civile, cha ha visto la sconfitta di Cromwell e che ancora vacilla sotto la nuova Restaurazione monarchica.
Per dare ancora maggiormente una prospettiva realistica al lettore, Pears ci fa entrare, grazie alle narrazioni in prima persona, nella chiusa mentalità seicentesca fatta di gentiluomini, professori universitari, ecclesiastici e povera gente.
Infatti, i veri protagonisti sono i quattro narratori, un gentiluomo veneziano, un giovane studente, un matematico e crittografo e per ultimo, detentore della quarta verità, un umile storico. Ognuno ha la sua storia personale da raccontare e lo fa intrecciandola con il fulcro del romanzo, l'omicidio.
L'abilità di Pears è quella di modellare e plasmare lo stile del racconto in base alla personalità del differente narratore. L'opera sembra realmente scritta da quattro mani differenti!
E ora arrivano le note dolenti. La quarta verità, cioè l'ultima, mi ha lasciata spiacevolmente sorpresa. Non voglio spoilerare, ma dopo 500 pagine di ricostruzione storica precisa e puntuale, dopo l'intreccio di mille storie e avvenimenti, Pears mi cade su (non so neanche io come chiamarla) una specie di follia religiosa.
Non aggiungo altro, dovrete leggerlo per capire cosa intendo!
In ogni caso un romanzo da non perdere: originale, scorrevole, coinvolgente.
Che ne dite lo provate?
F
giovedì 19 agosto 2010
Astinenza dagli Animali
A tutti i lettori, buonasera.
La gentile F. mi ha invitato come coautore, per partecipare e contribuire con il mio, spero gradito, apporto.
Inizio subito con uno dei libri che preferisco. Non è un romanzo, ma un trattato filosofico in forma epistolare del 270 d.C. circa.
- ASTINENZA DAGLI ANIMALI, Porfirio
Edito da Bompiani - Il pensiero occidentale, a cura di Giuseppe Girgenti e Angelo Raffaele Sodano.
Il pretesto che spinse Porfirio (filosofo neoplatonico, allievo diretto di Plotino, operante nel III sec. d.C.) a redigere questa splendida e polivalente opera, è ravvisato nelle prime righe del testo nella (ri)conversione dell'amico e compagno di studi Castricio Firmo alla dieta carnivora. Da qui, il filosofo si spinge in un'accesa apologia del vegetarianesimo, come scelta necessaria per chiunque voglia dedicarsi alla vita contemplativa, fine precipuo delle "scholai" filosofiche: da motivi salutistici, in pieno accordo con quelli che sono i risultati della scienza medica moderna, Porfirio elenca e sviscera letteralmente tutti i pro di una alimentazione semplice, essenziale e, soprattutto, vegetariana. L'interesse mosso dal trattato non riguarda solo i vegetariani di oggi, poichè il discorso filosofico si dipana nel trattare una vastità enorme di argomenti: la presenza di razionalità e sentimenti negli animali, le abitudini alimentari di tutti i popoli mediterranei antichi, le direttive essenziali per una corretta ascesi e dunque la necessità del dominio di sé e delle passioni, il rifiuto della pratica di sacrifici cruenti e, da qui, una disanima di come un filosofo debba correttamente rapportarsi agli dèi. La vita morale, consapevole, frugale e libera. Un vero compendio di saggezza occidentale antica, di umanità; di dignità e distinzione intellettuale.
Testo greco a fronte.
Ovviamente, caldamente consigliato.
La gentile F. mi ha invitato come coautore, per partecipare e contribuire con il mio, spero gradito, apporto.
Inizio subito con uno dei libri che preferisco. Non è un romanzo, ma un trattato filosofico in forma epistolare del 270 d.C. circa.
- ASTINENZA DAGLI ANIMALI, Porfirio
Edito da Bompiani - Il pensiero occidentale, a cura di Giuseppe Girgenti e Angelo Raffaele Sodano.
Il pretesto che spinse Porfirio (filosofo neoplatonico, allievo diretto di Plotino, operante nel III sec. d.C.) a redigere questa splendida e polivalente opera, è ravvisato nelle prime righe del testo nella (ri)conversione dell'amico e compagno di studi Castricio Firmo alla dieta carnivora. Da qui, il filosofo si spinge in un'accesa apologia del vegetarianesimo, come scelta necessaria per chiunque voglia dedicarsi alla vita contemplativa, fine precipuo delle "scholai" filosofiche: da motivi salutistici, in pieno accordo con quelli che sono i risultati della scienza medica moderna, Porfirio elenca e sviscera letteralmente tutti i pro di una alimentazione semplice, essenziale e, soprattutto, vegetariana. L'interesse mosso dal trattato non riguarda solo i vegetariani di oggi, poichè il discorso filosofico si dipana nel trattare una vastità enorme di argomenti: la presenza di razionalità e sentimenti negli animali, le abitudini alimentari di tutti i popoli mediterranei antichi, le direttive essenziali per una corretta ascesi e dunque la necessità del dominio di sé e delle passioni, il rifiuto della pratica di sacrifici cruenti e, da qui, una disanima di come un filosofo debba correttamente rapportarsi agli dèi. La vita morale, consapevole, frugale e libera. Un vero compendio di saggezza occidentale antica, di umanità; di dignità e distinzione intellettuale.
Testo greco a fronte.
Ovviamente, caldamente consigliato.
mercoledì 18 agosto 2010
Tre libri trovati in hotel
Appena tornata dalle vacanze, colgo l'occasione per annoiarvi con i miei, sempre meno richiesti, consigli di lettura.
Allora, durante le mie lunghe giornate di ozio, ho avuto la possibilità di leggere 5 romanzi.
Su tre non mi soffermerò molto, mi limiterò a sconsigliarveli, qualunque siano i vostri gusti.
Sono decisamente pessimi:
- Caroline Gray, La terza vita;
Un libro assolutamente idiota, un mix tra thriller, giallo e romanzo Harmony. La protagonista, una ragazzina ninfomane con serie turbe mentali, alla morte del padre scopre di essere l'erede di un impero della malavita americana. Per scoprire chi era suo padre e chi ha voluto la sua morte, la giovane eroina si mette nei guai fino al collo. Si sposa (così con il primo che le capita), va in america e prende lei stessa le redini della "società" di papà. Spargimento di sangue gratuito, tradimenti prevedibili, e ovviamente lieto fine.
-Stephen Leather, Macabri resti;
Un thriller un po' diverso dal solito, non ci sono grandi colpi di scena e la tensione non è sempre alta. Ciò che rende diverso questo romanzo è parte dell'ambientazione. La storia comincia in Kosovo dopo la guerra, la testimone di un' atroce strage è scomparsa, Jack Solomon vuole ritrovarla. Inizia così un viaggio nel mondo della prostituzione tra Sarajevo e Londra. Un libro da uomini, troppo sesso e poca azione. Il finale mi ha lasciata perplessa.
-Whit Masterson, ... e l'ultima uccide;
Un classico Giallo Mondadori del 1970, la parte più originale è nel titolo, che per l'autore, è un antico detto messicano che recita integralmente: "Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide." Si certo, va bene che il romanzo è ambientato in Messico, ma il detto non è messicano per niente! XD
(Omnes feriunt ultima necat è un locuzione latina attribuita a Seneca)
La trama è questa: un giovane avvocato è obbligato dal suo capo a fingersi un attore per andare in Messico, sul set di un film, a cercare una giovane bellissima che è anche testimone di un brutale omicidio (tutte queste graziose e indifese testimoni... mah che originalità). Brevi considerazioni sull'amore vero, zero colpi di scena, lieto fine.
Che dire? In casa non c'era nemmeno la tv... dovevo pur trovare qualcosa per addormentarmi.
Ogni "lettore forte"* sa che per ogni libro decente che legge ce ne sono almeno altri tre da leggere con pazienza, tanto per svagarsi, per poter assaporare meglio il capolavoro che prima o poi ricapiterà tra le sue mani.
Da domani mi dedicherò a recensire i due bei romanzi che per quanto diversi, in stile e genere, voglio consigliare a tutti.
A presto!
F
* per "lettore forte" le case editrici e gli istituti di statistica intendono lettori che negli ultimi 12 mesi hanno letto più di 6 libri (quindi per esempio io sono una lettrice fortissima)
Allora, durante le mie lunghe giornate di ozio, ho avuto la possibilità di leggere 5 romanzi.
Su tre non mi soffermerò molto, mi limiterò a sconsigliarveli, qualunque siano i vostri gusti.
Sono decisamente pessimi:
- Caroline Gray, La terza vita;
Un libro assolutamente idiota, un mix tra thriller, giallo e romanzo Harmony. La protagonista, una ragazzina ninfomane con serie turbe mentali, alla morte del padre scopre di essere l'erede di un impero della malavita americana. Per scoprire chi era suo padre e chi ha voluto la sua morte, la giovane eroina si mette nei guai fino al collo. Si sposa (così con il primo che le capita), va in america e prende lei stessa le redini della "società" di papà. Spargimento di sangue gratuito, tradimenti prevedibili, e ovviamente lieto fine.
-Stephen Leather, Macabri resti;
Un thriller un po' diverso dal solito, non ci sono grandi colpi di scena e la tensione non è sempre alta. Ciò che rende diverso questo romanzo è parte dell'ambientazione. La storia comincia in Kosovo dopo la guerra, la testimone di un' atroce strage è scomparsa, Jack Solomon vuole ritrovarla. Inizia così un viaggio nel mondo della prostituzione tra Sarajevo e Londra. Un libro da uomini, troppo sesso e poca azione. Il finale mi ha lasciata perplessa.
-Whit Masterson, ... e l'ultima uccide;
Un classico Giallo Mondadori del 1970, la parte più originale è nel titolo, che per l'autore, è un antico detto messicano che recita integralmente: "Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide." Si certo, va bene che il romanzo è ambientato in Messico, ma il detto non è messicano per niente! XD
(Omnes feriunt ultima necat è un locuzione latina attribuita a Seneca)
La trama è questa: un giovane avvocato è obbligato dal suo capo a fingersi un attore per andare in Messico, sul set di un film, a cercare una giovane bellissima che è anche testimone di un brutale omicidio (tutte queste graziose e indifese testimoni... mah che originalità). Brevi considerazioni sull'amore vero, zero colpi di scena, lieto fine.
Che dire? In casa non c'era nemmeno la tv... dovevo pur trovare qualcosa per addormentarmi.
Ogni "lettore forte"* sa che per ogni libro decente che legge ce ne sono almeno altri tre da leggere con pazienza, tanto per svagarsi, per poter assaporare meglio il capolavoro che prima o poi ricapiterà tra le sue mani.
Da domani mi dedicherò a recensire i due bei romanzi che per quanto diversi, in stile e genere, voglio consigliare a tutti.
A presto!
F
* per "lettore forte" le case editrici e gli istituti di statistica intendono lettori che negli ultimi 12 mesi hanno letto più di 6 libri (quindi per esempio io sono una lettrice fortissima)
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